martedì | 22 Ottobre | 2024

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Alessandra Antonuccio di Gela e il suo ristorante “Aglae, storie di sapori”. “Mollo tutto e torno in Sicilia”

Il Covid ha rimodultato priorità e prospettive, ridisegnando nuove geografie sociali e familiari e, in alcuni casi, ha impresso un cambio di rotta nella quotidianità delle nostre vite. Uno spartiacque traumatico, che oggi ci fa dire “prima” e “dopo” la pandemia,  difficile da dimenticare e che di certo, soprattutto durante il lockdown ci ha costretto a stare in compagnia con noi stessi e a dare voce alle inquietudini, ai desideri a lungo rimandati e a fare i conti, soprattutto per i tanti costretti per lavoro ad emigrare lasciando gli affetti più cari nella propria terra, con quel sentimento misto tra la nostalgia e la malinconia che i brasiliani indicano con una sola bellissima intraducibile parola “saudade”. 

Costretta a stare a casa a Milano in smartworking per l’azienda per cui lavoravo, ho sentito più forte la nostalgia per la mia terra, la Sicilia, per il mare, il sole e soprattutto ho ripensato ai sogni che avevo lasciato chiusi in un cassetto quando avevo deciso di trasferirmi nella città meneghina dovevo avevo accettato di vivere e lavorare con un contratto a tempo indeterminato”. Alessandra Antonuccio di Gela, sul litorale sud della Sicilia, abilitata a dottore commercialista, a 40 anni dà una svolta alla propria vita. Con le sue sorelle accarezza da tempo l’idea di aprire un ristorante soprattutto da quando la piccola di casa, Gabriella, classe ’90, dopo aver frequentato un corso di cucina aveva scoperto la sua grande passione per l’arte culinaria. A gennaio del 2016 si diploma alla Scuola Internazionale di Cucina, l’Alma di Gualtiero Marchesi ed inizia la sua gavetta in alcuni ristoranti stellati ma le vicissitudini legate alla pandemia che mette in ginocchio il mondo della ristorazione, la costringono a rinunciare. 

Le parole di Alessandra Antonuccio

E’ stato un momento molto difficile- ricorda Alessandra- io qui a Milano facevo i conti con la solitudine e dall’altra sapevo che mia sorella Gabriella era a casa impossibilitata dalle circostanze a dare spazio alla sua creatività ed al suo amore per la cucina. Se c’è una cosa che la pandemia mi ha insegnato- dice convinta – è che non dobbiamo rinunciare ai nostri sogni”. Superato il momento critico, Alessandra decide che è ora di decidersi: volta pagina. Vuole riprendersi il profumo di quel mare che le è mancato, la luce dei tramonti della sua terra e soprattutto vuole condividere con le sue amate sorelle, Adriana e Gabriella, l’impegno di avere un   ristorante che rispecchi pienamente le loro personalità. “Fin da bambine siamo state abituate dai nostri genitori ad organizzare momenti conviviali aprendo agli amici la nostra casa -racconta Alessandra- adesso però era arrivato il momento di fare una scelta”.  

Le tre sorelle, dopo aver girato e visto diversi locali, alla fine, come sempre accade, è stato il luogo a sceglierle e a marzo dello scorso anno, a Siracusa, a quasi 1 km da Ortigia, di fronte il molo di Sant’Antonio, aprono “Aglae, storie di sapori”. Un particolare ristorante dallo stile intermedio fra classico e moderno che si fa portavoce della cultura gastronomica italiana, tra cui quella siciliana, in armonia con le influenze giapponesi. Alessandra ha riscoperto una sua passione sopita: l’amore per il vino. “Sto facendo il corso di sommelier che mi sta davvero appassionando- dice con entusiasmo – perché qui vogliamo dare un servizio ancora più completo ai nostri ospiti”. Alessandra ha avuto il coraggio di seguire il cuore ma la sua non è stata una scelta indolore perché a Milano ha lasciato una parte importante di vita, il suo compagno. 

Ma è soltanto questione di avere pazienza- dice con un lampo di gioia negli occhi- appena sarà il momento ci ricongiungeremo e magari verrà a lavorare anche lui qui con noi”. I gabbiani volano alto sul mare azzurro di Ortigia e basta fare un po’ più di attenzione per scorgere quel gabbiano Jonathan che sta lì dentro ciascuno di noi pronto a spronarci a seguire la propria strada “perché ciascuno è speciale, unico”.

Giusy Messina

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