Mi chiedono spesso di raccontare della Kalsa, del mio quartiere, non come una guida o un esperto in materia, ma come se raccontassi di essere in simbiosi con questa parte della città, che dal nome alla sua realtà tradisce un’unicità che non è paragonabile a nulla in questo contesto.



Palermo è una città straripante di storia, a volte maltrattata a volte osannata per la sua immensa bellezza non del tutto canonica, ma immergersi in essa toglie il fiato a tutti e non c’è racconto che si possa ascoltare che renda come viverla e perdersi dentro di lei…Quando accompagno degli amici a scoprire o riscoprire la magia del mio quartiere amo sempre iniziare dai quattro canti, piazza Vigliena al secolo, ma intesa tale per via dell’apparato estetico celebrativo che adorna il crocevia dell’ antico cardo, corso Vittorio, meglio inteso come il Cassaro, che si congiunge al suo decumano naturale, via Maqueda, la via dei vicerè; il tripudio dell’ apparato estetico che addobba tre lati di altrettanti palazzi e di una magnifica chiesa ha il nome di Teatro del Sole, che celebra la magnificenza di quattro mandamenti in cui si divideva l’ antica città, quattro re illustri, quattro sante protrettrici della città, e quattro fontane con l’ allegoria di altrettante stagioni, una magnifica meridiana, che a mezzogiorno illumina proprio l’allegoria della stagione in corso, che narra della potente partizione in quattro caratteristiche zone, ognuna delle quali viveva del suo cuore pulsante, la propria Agorà, il suo mercato!
Il mio quartiere la Kalsa incarna la personalità dell’ inverno, unico mandamento che perde il suo antico mercato, ed i suoi tribunali, la Fiera Vecchia, non esiste più, eppure non meno vivo e vibrante come quartiere; inizio l’ avventura da uno dei posti a me più cari, la fontana pretoria, fontana da parco circolare assolutamente impropria per la volumetria della piazza che la ospita, poiché fu simbolo di una rivalsa del comune ai danni di un insolvente da cui fu commissionata, e per questo posta davanti al municipio il magnifico Palazzo delle Aquile, come a voler specificare che ai palermitani non la si fa…
Costeggiando la Magnifica Santa Caterina, tripudio barocco ed ancora celebrativa della pasticceria al mondo più buona, quella siciliana, che ancora offre la sua tradizione dolciaria, si spalanca un’ incomparabile piazza Bellini, dove Martorana e San cataldo, in pochi metri quadri ci raccontano di stratificazioni artistiche e culturali senza pari, dall’arabo-normanno all’ arte Bizantina, dai cavalieri di Malta, al barocco, mentre l’ odore di caffè della storica Torrefazione Stagnitta offre la suggestione di una stupenda piazza italiana il cui più suadente e tipico ammiccamento è l’ aroma di un caffè all’ aperto, e le magnifiche foto esposte sui treppiedi: una gloriosa Letizia Battaglia che ha raccontato dalle stragi di mafia agli sguardi dei fanciulli siciliani negli anni in cui una donna coi capelli rossi ruppe tutte le convenzioni per raccontare coraggiosamente ciò che pochi osavano accennare.


Discesa dei giudici è la strada che mi fa attraversare il secondo decumano, via Roma con il suo tripudio di palazzi che tra ottocento e Liberty danno una definizione da boulevard francese a questa parte della città ancora poco capita nella sua statuaria bellezza, ed è a Piazza sant’ Anna che scivolo in questo cammino, racconto di una città che si svela semplicemente seguendo la logica delle proprie strade, delle sue nomenclature, della sua densità estetica e magnifica.
Fino al tramonto la luce dorata bagna la facciata a balze di Sant’ Anna, mentre guarda il dirimpettaio Palazzo Gangi Valguarnera, il palazzo dove Lucchino Visconti girò il Gattopardo, dove danzarono Claudia Cardinale ed Alain Delon, e dove più di recente i Dolce & Gabbana hanno reso omaggio con un ballo che riecheggiò la magnificenza del Gattopardo.
Pochi metri e Piazza Croce dei Vespri davanti alla galleria di arte contemporanea, la Gam, si apre con la sua semplicità quasi in contrasto con la grandezza storica che porta con se, accanto Piazza Aragona dove gli artigiani si esprimono come le antiche maestranze che ci raccontano della lavorazione della pelle, della ceramica e del riuso funzionale, prendendo le mosse dagli antichi predecessori, giovani ragazzi palermitani fanno fede alle più antiche forme di artigianato!
Ed eccomi all’ inizio di via Alloro, che in sorte ebbe di essere la strada dei nuovi ricchi, che per orgoglio fecero a gara di suontuosità con i più fulgidi nobili di corso Vittorio con le loro dimore, dando origine alle più sontuose abitazioni della città, i Magnifici Palazzo Aragona, più caro ai palermitani come Hotel Patria, una delle quote palaziali più alte del centro storico, dalle cui terrazze assistere ai fuochi d’ artificio urlando ” W Santa Rosalia” al quattordici luglio è uno spettacolo, il giardino dei Giusti che è ciò che rimane del magnifico Palazzo Greco, la Madonna dell’ Itria, con i suoi misteri e le sue cripte in cui i cocchieri per primi ebbero il privilegio di essere seppelliti con le tecniche di mummificazione, appannaggio tipico dei nobili, Palazzo Catrofilippo, San Gabriele e l’ incomparabile ” Scalone” di Palazzo Bonagia, una Magnificenza ancora strappata alla cittadinanza dagli orrori della guerra; Palazzo Cefalà Diana , palazzo di foresteria di Palazzo Chiaramonte steri, unico che ha il prilvilegio di recare sulla sua facciata la copia delle bifore dell’ allora palazzo reale, il gigantesco e magnifico Sambuca, la chiesa della Gancia, con il suo organo in oro zecchino, ed il suo archivio storico fonte di infinito sapere.
Una sosta alla cioccolateria Lorenzo, dove mi aspettano per ludibrio mio e dei miei ospiti il tiramisù e la cheese cake più buone della città in una cornice storica di una chiesa barocca non finita ed appena abbozzata e la sua floreale mise en place, per infine arrivare ad uno dei luoghi più belli del mondo : lo splendido Palazzo Abatellis, tripudio Gotico Catalano magnifica ed accattivante opera di Matteo Carnalivari, riadattato da Carlo Scarpa appena dopo la seconda guerra mondiale, per farne uno dei musei più iconici del mondo, ospitante tra le altre meravigliose opere Annunciata di Antonello da Messina, espressione sublime del Fiammingo, e quadro assolutamente rivoluzionario in termini di tridimensionalità e di efficacia formale con un profondo senso femminista! Trionfo della Morte, enigmatico ed allegorico affresco-zibaldone del quattrocento che con i sui significati e la sua soluzione formale stregò il signor Picasso tanto da essere ispirazione per il suo Guernica.
Ormai ho davanti il mare che si intravede alla fine di via Alloro che si spalanca sul foro italico, ma devio a destra in via Torremuzza per arrivare a Piazza Kalsa, tra gli odori dei ristoratori che per strada cucinano il pesce, dove per un periodo l’ anno la tradizione dei Babbalusciari riprende vita in onore alla Santuzza, dove una splendida frigitoria ci da la possibilità di gustare lo street food tipico della città, luogo dove il magnifico Giacomo serpotta possedeva il suo laboratorio dove trasformò le fattezze delle donne ed i bambini del basso popolino negli stucchi eterni più belli del mondo, e dove un magnico Palazzo Forcella de Seta ci parla della ” Casina Reale ” dove dimorava il figlio del Re, che gli spagnoli trasformarono in Bastione Vega, una delle fortificazioni marittime più importanti della città portuale che era allora palermo, dove lo stile ecclettico diede sfoggio di se, facendo il verso al Moresco, al Gotico Catalano, al Bizantino, dove sotto il suo severo arco, chiamato Porta dei Greci, venivano fatte penzolare al cappio le streghe e gli eretici…
La mia passeggiata per il mio quartiere è questa, tra odori, sapori e trionfi architettonici, arte storia e cultura, aneddoti e leggende, cose buonissime da mangiare ed artigianato, tutto immerso in quella luce dorata che fa della Kalsa, il mio quartire, qualcosa che definisco semplicemente….differente.
di Marco Amato