mercoledì | 23 Ottobre | 2024
Zaira Conigliaro
Zaira Conigliaro
Ha 20 anni e studia Scienze della comunicazione con indirizzo Cultura Visuale, ha un debole per l’arte, la moda e il cinema. Da marzo scrive con passione per Be Sicily Mag, sognando una carriera nel giornalismo. Determinata e creativa, cerca costantemente di migliorare le sue abilità, trasmettendo emozioni attraverso le sue parole.

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Isola delle Femmine: perché salvaguardarla tra natura, storia e leggende

Storie e leggende dell'isolotto di Isola delle Femmine, luogo ricco di mistero e curiosità che va preservato e valorizzato

Zaira Conigliaro
Zaira Conigliaro
Ha 20 anni e studia Scienze della comunicazione con indirizzo Cultura Visuale, ha un debole per l’arte, la moda e il cinema. Da marzo scrive con passione per Be Sicily Mag, sognando una carriera nel giornalismo. Determinata e creativa, cerca costantemente di migliorare le sue abilità, trasmettendo emozioni attraverso le sue parole.

L’Isola delle Femmine, un piccolo gioiello situato a pochi chilometri dalla costa nord-occidentale della Sicilia, è un luogo ricco di storia e leggende. Questo isolotto, che si estende per circa 15 ettari, è immerso nel Mar Tirreno ed è visibile dalla provincia di Palermo e in particolare dal Comune che prende il nome proprio da questa perla mediterranea. In questi anni si è parlato tanto della possibilità di promuovere e utilizzare come fonte di turismo l’area, ma il tutto si è sempre concluso con un nulla di fatto. Intanto, su questo territorio in cui ormai la natura selvatica è protagonista e va salvaguardata, si sono fatte spazio storie e leggende che lo rendono ancora più affascinante.

Isola delle Femmine, l’importanza del patrimonio naturalistico

Per tutelare, proteggere e valorizzare il patrimonio paesaggistico, nel 1997 fu istituita dalla Regione Siciliana la riserva naturale orientata di Isola delle Femmine, gestita dalla LIPU. Nel 2003, il Ministero dell’Ambiente ha istituito l’area marina protetta di Capo Gallo-Isola delle Femmine. Questi istituti non solo preservano l’ambiente, ma promuovono anche il territorio dal punto di vista economico e favoriscono le attività di ricerca scientifica.

L’area è famosa per la sua flora e fauna: è un punto di riferimento per i birdwatcher, che vi si recano per osservare specie rare di uccelli migratori. Le acque cristalline che circondano l’isola sono ideali per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni, offrendo uno spettacolo subacqueo di grande bellezza. L’area marina protetta circostante l’isola è stata istituita per preservare questo delicato ecosistema e garantire che le future generazioni possano continuare a godere di questo angolo incontaminato del Mediterraneo.

L’origine del nome “Isola delle femmine”: tra storia e mito

Il nome “Isola delle Femmine” ha dato nel tempo origine a numerose teorie e leggende. Una delle versioni più popolari sulla sua storia racconta che l’isola fosse un tempo una colonia penale per donne. Secondo questa leggenda, le donne che si erano macchiate di gravi crimini venivano esiliate sull’isolotto. Nonostante ciò, dai reperti storico-archeologici è emerso che l’edificio che si erge sull’isola non fu mai una prigione, bensì una torre difensiva.

Un’altra interpretazione, più romantica, narra di un gruppo di nobildonne che, fuggendo da pirati e invasori, si rifugiarono sull’isola. Da lì, avrebbero avviato una piccola comunità autonoma, governata dalle leggi dell’amicizia e della solidarietà femminile.

isola delle femmine
Isola delle Femmine: perché salvaguardarla tra natura, storia e leggende 3

Leggende e storie mitologiche sull’isolotto

L’Isola delle Femmine è stata per secoli teatro di avventure piratesche. Nei secoli passati, il Mar Tirreno era infatti infestato dai pirati che solcavano le sue acque in cerca di bottini e prede. Una delle storie più affascinanti racconta di un pirata, conosciuto come Barbarossa, che avrebbe utilizzato l’isola come base operativa per le sue incursioni lungo le coste siciliane. Queste incursioni spesso si concludevano con saccheggi e rapimenti. Gli abitanti della vicina costa vivevano nel terrore e costruirono torri di avvistamento per proteggersi dai pirati. La torre di Isola delle Femmine, ancora visibile oggi, è uno dei pochi resti di quell’epoca tumultuosa.

La torre, costruita nel XVI secolo, aveva lo scopo di avvistare le navi nemiche e avvisare la popolazione dell’imminente pericolo. Oggi, è un simbolo storico e culturale, oltre ad essere un punto di riferimento per chiunque visiti l’isola. L’edificio, ormai in rovina, evoca un senso di mistero e invita i visitatori a immaginare le vite delle sentinelle che un tempo scrutavano l’orizzonte.

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Le “Femmine”, dalle sirene alle 13 donne ottomane fino a Lucia

Tante sono le “Femmine”, come richiamato nel nome stesso, protagoniste delle storie sull’isola. Secondo una leggenda, vicino all’isolotto dimorano alcune sirene, poiché il rumore di una fortissima corrente marina proveniente da Nord-Ovest ricorda i sibili di queste mitologiche creature. Questa storia ha contribuito a creare un’aura di mistero e fascino attorno all’isola, alimentando la curiosità dei visitatori.

La leggenda più famosa racconta di 13 donne ottomane che, dopo aver commesso gravi colpe, furono abbandonate dai propri mariti su una barca senza marinaio e lasciate alla deriva. La corrente marina le trasportò sull’isolotto dove vissero felici per poco meno di un decennio. Tuttavia, i mariti, pentiti del loro gesto, le cercarono e le ritrovarono dopo sette anni. Fecero pace e inizialmente rimasero sull’isolotto. Successivamente si spostarono sulla terraferma, dove in onore della pace fatta, fondarono il Comune di Capaci (per la pace).

La storia sull’Isola delle Femmine più suggestiva è certamente quella di Lucia, una bellissima fanciulla del paese innamorata di un suo giovane compaesano. Lucia rifiutò le offerte amorose di un ricco e prepotente signore, il quale, vistosi respinto, la fece rapire e rinchiudere nella torre sull’isolotto. La ragazza, piuttosto che arrendersi, preferì lasciarsi morire di fame e di dolore. Si narra che ancora oggi, nei giorni di tempesta, si ode il suo lamento disperato echeggiare fra le rovine della sua prigione con un’infinita struggente malinconia.

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