martedì | 22 Ottobre | 2024

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Bambino iperattivo, vivacità o ADHD? Come distinguerle e cosa fare: i consigli del pediatra

Bambino iperattivo? Non sempre si tratta di vivacità. Dietro a comportamenti insoliti può celarsi l'ADHD ossia la Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività: i consigli del pediatra per riconoscere il problema e affrontarlo

È troppo vivace”, “Non sta mai fermo”, “È troppo difficile da gestire”, “Non mi ascolta quando gli parlo”. Queste sono tra le più comuni affermazioni utilizzate dai genitori per descrivere il comportamento di quello che viene spesso impropriamente definito un bambino iperattivo. Dietro questa caratterizzazione possono nascondersi potenziali problemi oppure atteggiamenti che non necessitano preoccupazioni.

Bambino iperattivo, come distinguere vivacità e ADHD ossia la Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività

Un bambino comunemente descritto come iperattivo può essere anche soltanto vivace. La vivacità è indice di uno sviluppo sano: il bambino mostra curiosità per le cose e le persone, fa domande ed è attivo. Allo stesso tempo conosce il senso del limite, sa come rispettare le regole a scuola e in generale sa comportarsi in base al contesto. Non ha problemi a portare a termine compiti idonei alla sua età. Crescendo, inoltre, matura il senso del pericolo.

Alcuni bambini insomma hanno caratteristiche comportamentali di difficile gestione, ma ciò non vuol dire che abbiano compromissioni neuropsichiche. Piuttosto risultano più esplorativi e poco inclini al rispetto delle direttive dell’adulto, ma possiedono buone o sufficienti capacità di autoregolazione.

Ma quando l’iperattività va attenzionata? Dal punto di vista strettamente medico è invece una patologia nota come ADHD o come Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività. È uno dei più comuni disturbi dello sviluppo neuropsichico del bambino e dell’adolescente, che si caratterizza per la presenza di disattenzione, iperattività e impulsività. I bambini iperattivi portano con sé disturbi del neurosviluppo che compromettono in maniera importante la loro capacità di autoregolazione.

Si stima che il 4-5% della popolazione infantile nasca con un Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività. Si potrebbe dunque affermare che, mediamente, in ogni classe di 25 alunni c’è un bambino con sindrome ADHD. Eppure, troppo spesso il problema rimane completamente ignorato, la diagnosi di iperattività nei bambini viene effettuata tardivamente e ancor più tardivi o inadeguati e non coordinati sono gli interventi.

Bambino iperattivo, come riconoscere i sintomi dell’ADHD

I sintomi dell’ADHD spesso vengono sottovalutati o ignorati dagli stessi adulti che si prendono cura del bambino. Comunemente, infatti, si ritiene che quasi tutti i bambini presentino comportamenti iperattivi e vivaci. Non è però così.

Si può ipotizzare in alcuni casi che le cause del comportamento iperattivo derivino ad esempio da un’eccessiva esposizione a videogiochi, tablet e tv, che possono far calare l’attenzione o la motivazione, oppure che il bambino stia reagendo in conseguenza di un certo disagio (la nascita di un fratellino, l’invio all’asilo), o che il contesto familiare “lo vizi”. Tutto ciò porta a non comprendere appieno la gravità del disturbo neurobiologico e induce a perdere del tempo prezioso per l’eventuale diagnosi.

L’iperattività e l’impulsività si manifestano nei soggetti con ADHD attraverso una serie di comportamenti, tra cui:

  • incapacità di stare fermi per un tempo prolungato;
  • interrompere gli altri durante la conversazione o difficoltà ad attendere il proprio turno;
  • rispondere frettolosamente senza attendere la fine della conversazione o della domanda;
  • lasciare il proprio posto quando si dovrebbe rimanere seduti.

La disattenzione si manifesta invece nella difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti che richiedono uno sforzo prolungato (conversazioni, esercitazioni, attenzione durante le lezioni, lettura di testi lunghi). Spesso, infatti, il soggetto con ADHD non riesce a prestare attenzione ai particolari, sembra non ascoltare ciò che gli viene chiesto o detto e ha difficoltà a svolgere i compiti. Tra i sintomi dei bambini iperattivi c’è anche una grave difficoltà nella pianificazione e organizzazione: spesso il bambino con ADHD non riesce a completare le attività intraprese. 

La diagnosi

Secondo il DSM5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), per appurare la presenza dell’ADHD deve coesiste nel bambino un comportamento che includa disattenzione, iperattività e impulsività persistenti e pervasivi, cioè dominante, in più contesti. Questi inoltre devono insorgere prima dei 12 anni ed essere tali da compromettere la qualità della sua vita in termini sociali.

Per il bambino con possibile ADHD una diagnosi di tipo clinico, tempestiva e corretta, è fondamentale. Professionisti esperti nell’individuazione del disturbo (psicologi, neuropsichiatri infantili e altre figure professionali sanitarie), attraverso specifici test per bambini iperattivi (test sulle funzioni esecutive come pianificazione, attenzione, memoria, impulsività), e poi osservazioni e colloqui, possono comprendere il significato dei sintomi rilevati dai genitori. Si quantifica anche il livello intellettivo, le abilità di lettura, scrittura e calcolo, gli eventuali aspetti motori o visuo-spaziali e gli aspetti emotivi. 

Le cause di iperattività nel bambino

Quando si parla di bambini iperattivi, le cause da individuare possono essere o di natura ereditaria, quindi su base genetica, o pre o perinatali, ovvero grave prematurità o basso peso alla nascita, ipossia al parto (carenza dell’ossigeno a livello dei tessuti dell’organismo), fattori ambientali inquinanti, uso di sostanze o alcol in gravidanza. Quindi non fattori psicologici. Non si tratta di un disturbo del comportamento determinato dal contesto familiare, sociale o culturale nel quale il soggetto vive. Non è il “come è stato educato un bambino” che gioca un ruolo nell’insorgenza del disturbo, non è il risultato di una disciplina educatrice inefficace o scorretta.

Bambini iperattivi con ADHD cosa fare: consigli per genitori e insegnanti

Il lavoro in caso di bambini iperattivi con ADHD è integrato. Lo scopo è quello di ottenere un maggior successo rispetto alla remissione dei sintomi. Il trattamento consiste nel prendere in carico contestualmente il paziente con terapie psicologiche e talvolta mediche e farmacologiche, ma anche la sua famiglia e la scuola.

Nel lavoro con il bambino, partendo dal suo profilo di funzionamento, il professionista esperto in ADHD individua un percorso riabilitativo e terapeutico basandosi sul modello cognitivo-comportamentale e sul potenziamento delle singole funzioni neuropsicologiche deficitarie (pianificazione, attenzione, memoria, impulsività), oppure favorisce l’attuazione di strategie adeguate all’autonomia e organizzazione scolastica, o ancora lavora sul miglioramento delle abilità sociali piuttosto che sulla gestione delle emozioni.

Come comportarsi con i bambini con ADHD

Prendersi cura di bambini con ADHD può generare nei genitori forti situazioni di stress, che rischiano di ripercuotersi sulle relazioni all’interno della famiglia e, di conseguenza, sui sintomi del disturbo stesso. Non è semplice sapere come comportarsi e cosa fare , soprattutto perché, va sottolineato, ogni bambino rappresenta un caso a sé.

Il professionista che si occupa di ADHD offrirà ai genitori una consulenza sistematica chiamata Parent Training, ossia un percorso psicologico in cui i genitori apprendono strategie educative, attraverso incontri settimanali, efficaci per ridurre i comportamenti problematici dei bambini e migliorare le modalità relazionali, diventando protagonisti attivi nel trattamento del disturbo. Non si andrà incontro ad interminabili sedute di psicoterapia della durata di anni, fattore che spesso diventa motivo di rinuncia e di sconforto.

Il ruolo della scuola in caso di ADHD

Quali sono le strategie da attuare quando si parla di bambini iperattivi a scuola? Anche questo è un tema importante. Viene offerto anzitutto supporto ai docenti (denominato Teacher Training) sulla conoscenza delle caratteristiche dell’alunno con ADHD e sulle strategie didattiche da utilizzare a scuola sia sugli “antecedenti”, ovvero sugli eventi o sulle situazioni che hanno innescato un comportamento patologico ad esempio la sistemazione dei banchi o le regole da tenere; sia sui “conseguenti”, cioè su tutto ciò che è accaduto in seguito al comportamento, come il bambino e gli insegnanti hanno reagito, e quindi interventi volti a promuovere e incoraggiare, magari attraverso lodi o premi, determinati comportamenti ritenuti accettabili e a disincentivare invece la frequenza di altri attraverso, ad esempio, la perdita di privilegi.

Il consiglio ad ogni modo è, sotto indicazione del pediatra, di rivolgersi ad un Centro Specialistico o a professionisti adeguatamente formati, che offriranno indicazioni utili in ogni contesto.

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