La tonnara di Scopello vanta una storia plurisecolare, una delle più rinomate della Sicilia fino al secolo scorso, e, sicuramente, tra le più antiche dell’isola. La vera storia della tonnara di Scopello è complessa da ricostruire, visto che, pur non avendo una datazione storica ben precisa relativamente alla sua edificazione, è possibile farne risalire la costruzione e le prime attività intorno al XIII secolo. A questa data si fa infatti risalire una delle due torri che sovrastano la tonnara dall’alto.

La storia della tonnara di Scopello, dagli albori alla piena attività
Le prime attività della tonnara di Scopello sono riconducibili, anche se non a pieno regime e non di particolare rilevanza, al secolo XIII, periodo in cui la stessa tonnara risultava di proprietà demaniale, specificatamente di Monte San Giuliano. Da qui in poi, le attività nel territorio dove si ergeva il malfaraggiu – il plesso che accoglieva la ciurma e i locali di stoccaggio e deposito della tonnara – hanno iniziato ad avere una forte spinta, un ampliamento delle mansioni e della produzione che corrispondono con gli investimenti di Giovanni Sanclemente durante la seconda metà del 1400.
Alla famiglia Sanclemente, che aveva ottenuto dapprima la tonnara in eredità da parte di suocero al quale era stata ceduta temporaneamente dallo stesso Alfonso V d’Aragona nel 1442, si deve dunque la prima vera espansione delle attività della tonnara: lo stesso Giovanni Sanclemente aveva stabilito di impiegare gran parte del proprio patrimonio per ampliare edifici ed operatività dell’attività peschereccia di Scopello, ottenendo la concessione perpetua dal viceré di Sicilia Lope III Ximénez nel 1468.
La proprietà della tonnara da parte dei Sanclemente durò fino al 1597, anno in cui Allegranza, ultima ereditiera della famiglia, la consegnò, tramite testamento, al Collegio dei Gesuiti. Per oltre un secolo quindi, nelle sapienti mani dei Sanclemente la tonnara crebbe in dimensioni e importanza: fino al 1468 il malfaraggiu di Scopello aveva mantenuto dimensioni e attività modeste, da quel momento in poi l’ampliamento interessò diversi edifici e magazzini. In particolare, con l’avvento dei Sanclemente, la tonnara di arricchì con magazzini per attrezzature, magazzini per la conservazione delle reti, di gomene e cavi in acciaio, magazzino per remi e timoni, magazzino del bottaio, quello del sale, quello per i sugheri.
Poi la falegnameria e la casa del custode, fondamentali rispettivamente per la produzione dei materiali primari per l’attività della tonnara e come punto di riferimento imprescindibile per tutti gli addetti ai lavori. Non poteva inoltre mancare l’appenditoio, una loggia dove venivano appesi i tonni durante le varie fasi della lavorazione, il forno del custode e lo scagno, ossia dove veniva pagata la decima alla ciurma.

La storia della tonnara di Scopello, dai Gesuiti ai Florio
Successivamente alla proprietà e alla gestione illuminata della famiglia Sanclemente, la tonnara di Scopello passò per due terzi al Collegio dei Gesuiti e per un terzo al monastero del SS. Rosario di Trapani. Siamo a inizio 1597, durante questo periodo la tonnara vide affermarsi le proprie attività, la produzione annua e, di conseguenza, la stabilizzazione da un lato puramente economico. Fino al 1767, ossia l’anno in cui in Sicilia la Compagnia di Gesù venne soppressa da Ferdinando III di Borbone, i Gesuiti fecero prosperare la parte di tonnara di loro competenza, se si pensa che, dai dati emersi e dai registri si evince che la produzione di tonni ogni anno permetteva di avere profitti per oltre 500 onze e, fatto assolutamente non scontato, di non finire mai in perdita.
Florida economicamente, la tonnara vide anche ulteriori ampliamenti dei propri locali durante la proprietà gesuitica: alle innovazioni precedenti si aggiunsero anche un forno e una taverna per i tonnaroti, un magazzino per la legna destinata alla ciurma, un deposito per le masserizie, l’abitazione del rais, le cucine, i gabinetti e le trizzane.
Dopo la soppressione della Compagnia di Gesù, i due terzi di tonnara passarono al demanio che lo cedette per 20000 scudi al principe d’Aragona Baldassarre Naselli: in questo periodo la tonnara di Scopello visse i suoi momenti più bui relativamente alla produzione annuale di tonni e, quindi, ai profitti.
In seguito, i Gesuiti tornarono in Sicilia e ottennero nuovamente la loro quota della tonnara, ma per un breve periodo: infatti, il 17 giugno 1860, Giuseppe Garibaldi sciolse la Compagnia di Gesù mediante un decreto atto a confiscare tutti i beni e le proprietà dei gesuiti, restituendoli al demanio e alla novella Italia. La stessa sorte dei due terzi gesuiti ebbe la quota di tonnara appartenente al monastero del SS. Rosario di Trapani, che tornò nelle mani dello Stato.
Importante per la tonnara di Scopello fu il 1874: fu infatti l’anno in cui l’intendenza di finanza di Trapani cedette l’intera proprietà della tonnara all’asta, a una cordata di otto comproprietari, due di questi facenti capo alla famiglia Florio.
A Ignazio Florio si deve l’ampliamento delle aree di stoccaggio della tonnara, il miglioramento e l’efficientamento delle strutture e dei locali preesistenti e la costruzione dei piani superiori nei corpi del baglio, con la realizzazione di nuovi locali adibiti ad amministrare le attività della tonnara.

La cordata con i Florio ha portato la tonnara a una stabilizzazione nella produzione e nel profitto annuo generato: l’economia del territorio ha potuto giovarsi pertanto della assennata gestione dei Florio per oltre 100 anni, con un pescato medio più che soddisfacente e tale da rendere florida l’area di pertinenza e la qualità della vita degli abitanti.
La tonnara ha chiuso definitivamente i battenti nel 1984, oggi è ancora possibile visitare i locali e il museo allestito nella stessa area di pertinenza.