sabato | 26 Ottobre | 2024
Giorgia Nunnari
Giorgia Nunnari
Messinese classe '95, amo l'arte, la letteratura e tutto ciò che comunica e unisce. Durante l'infanzia ho girato un po' ma poi lo Stretto mi ha richiamata a casa. Oggi vi racconto Messina e i messinesi.

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“La Messina bendata”, il docufilm che racconta l’arte messinese del ‘900 al Festival del Cinema

"La Messina Bendata", il docufilm nato da un'idea di Lillo Scipilliti col contributo del regista Salvo Grasso e della docente Rosy Trapa, verrà proiettato al Festival del Cinema di Patti

Giorgia Nunnari
Giorgia Nunnari
Messinese classe '95, amo l'arte, la letteratura e tutto ciò che comunica e unisce. Durante l'infanzia ho girato un po' ma poi lo Stretto mi ha richiamata a casa. Oggi vi racconto Messina e i messinesi.

Dopo essere uscito ufficialmente lo scorso anno, il documentario “La Messina Bendata” torna a far parlare di sé, sbarcando al Festival del Cinema Italiano di Patti. Il film verrà infatti presentato come opera fuori concorso a Villa Pisani, il 2 luglio alle ore 20:45. La proiezione sarà poi occasione per avviare una discussione, alla presenza del regista Salvo Grasso e della divulgatrice Rosy Trapa, con la moderazione di Roberta Ammendola. 

La Messina Bendata: le origini dal bozzetto di Scipilliti 

Il film nasce da un’idea dello scultore (e attore) Lillo Scipilliti che già 18 anni fa aveva realizzato il bozzetto della scultura da cui tutto ha avuto inizio e che ha poi dato il nome all’intero progetto. Non a caso, l’ispirazione è arrivata in agosto, mese in cui Messina celebra sé stessa e i miti legati alla sua nascita portando in processione le statue dei giganti fondatori Mata e Grifone. Per Scipilliti “La Messina Bendata” è infatti una rappresentazione simbolica di Messina attraverso un volto, quello della figlia dei due giganti.

La leggenda che accompagna l’opera

Secondo la leggenda, Grifone fu un pirata saraceno che si innamorò della siciliana Mata e decise quindi di convertirsi per sposarla e restare con lei sull’isola. I due avrebbero quindi fondato e popolato la città. La figlia è una “leggenda nella leggenda”, ideata dall’artista come personificazione di tutti i messinesi. Il suo volto è raffigurato con una benda sugli occhi. È la Messina che non riesce ad apprezzare il proprio valore intrinseco, cieca di fronte al proprio patrimonio storico, artistico e culturale, nonostante la sua ricchezza. 

Un’opera nata da una certa amarezza, quindi, ma anche da un grande amore per la città. Gli stessi elementi che poi, con il contributo del regista Salvo Grasso e della docente di Storia dell’arte e divulgatrice Rosy Trapa, hanno dato il via al progetto per il docufilm poi prodotto dalla Cis-Cinematografica siciliana. 

Rosy Trapa - Be Sicily Mag

Un docufilm per far riscoprire il valore di Messina  

Il film nasce quindi con una missione precisa, proclamata sin dal trailer attraverso la voce di Rosy Trapa: “Sbendare la città nei confronti della bellezza della composizione, dell’intuizione e della comune fonte di ispirazione che è stata e sarà sempre Messina”. A Be Sicily Mag, ha raccontato di un’iniziativa spontanea, scaturita da una discussione tra amici riguardo i propri artisti messinesi preferiti: “Ci siamo detti Andiamo a intervistare questi personaggi e abbiamo iniziato le nostre incursioni”. 

Un’idea che ha poi portato ad un lavoro massiccio ed appassionato: “Abbiamo raccolto così tanto materiale che è stato naturale pensare di farne un docufilm. A questo punto abbiamo ampliato, includendo altri artisti, il fumetto e la parte storica. Alla fine è stato un lavoro non indifferente, abbiamo coinvolto un dronista per le riprese aeree e Salvo (Grasso) ha utilizzato telecamere cinematografiche e ha ricostruito il terremoto”.

Il film inizia infatti con una ricostruzione del tragico evento del 1908, per poi accompagnare lo spettatore in un percorso attraverso il gallerismo e l’arte messinese moderna e contemporanea, partendo dal primo ‘900 e giungendo ai giorni nostri. Si offre quindi una finestra sul patrimonio culturale locale attraverso le immagini di musei e gallerie, ma anche degli studi privati degli artisti contemporanei. 

Tanti i personaggi di spicco

Durante la visita al Museo Regionale di Messina (oggi Museo Accascina), una particolare parentesi su Antonello da Messina ha visto anche la partecipazione del celebre critico d’arte Vittorio Sgarbi. Tra interviste, testimonianze e visite in luoghi simbolo, il film restituisce l’immagine di una Messina da riscoprire e valorizzare. 

Non mancano spunti di riflessione ed elementi di denuncia, come quella espressa dalla compianta Linuccia Fazzari sul collocamento dell’ultima opera di Luigi Ghersi, “Il soldato di Maratona”. L’imponente statua di bronzo rappresenta la difesa di Atene e quindi simbolicamente la vittoria dei valori della democrazia ed era stata commissionata dal Comune per essere posizionata all’ingresso dello stadio San Filippo, ma è poi stata posta nell’area dedicata ai calciatori per una sistemazione che doveva essere temporanea. L’intervento di Linuccia Fazzari ha portato alle prime visite guidate sul posto, grazie all’organizzazione dell’associazione culturale ARB, in sinergia con l’Amministrazione comunale di Messina. 

Tra gli artisti che hanno fatto parte del documentario troviamo nomi come: Lelio Bonaccorso, Antonello Bonanno Conti, Carmelo Cacciola, Nino Cannistraci, Pino Coletta, Carmen Crisafulli, Enzo Currò, Michele D’Avenia, Fortunato Del Dotto, Concetta De Pasquale, Fabio Di Bella, Massimo Di Prima, Nino Gambadoro, Maurizio Gemelli, Luigi Ghersi, Mimmo Irrera, Mantilla, Fabio Pilato, Puccio, Stello Quartarone, Maria Rando, Bruno Samperi, Alfredo Santoro, Lillo Scipilliti, Piero Serboli, Sara Teresano, Togo e Ranieri Wanderligh. 

L’ingresso alla proiezione di martedì a Patti è gratuito, fino ad esaurimento posti. Il documentario verrà inoltre riadattato per essere distribuito nelle scuole.

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