Il Conclave è ormai imminente e in molti si domandano se il successore di Papa Francesco sarà italiano. Tra i cardinali favoriti c’è qualche connazionale, in primis Matteo Zuppi. Quel che è pressoché certo ad ogni modo è che il prossimo Santo Padre non sarà siciliano, sebbene sia stata anticipata la presenza di due rappresentanze dell’Isola nella Cappella Sistina per l’elezione del nuovo Pontefice. Non molti sanno però che, nella storia, di papi siciliani ce ne sono stati diversi.
I cinque papi siciliani nella storia
La Sicilia, terra di storia millenaria, di incroci di civiltà e di profonda spiritualità, ha dato i natali a cinque pontefici della Chiesa cattolica. Figure spesso nate ai margini dei grandi centri di potere, ma capaci di influenzare in modo determinante il corso della cristianità. A questi Papi siciliani se ne aggiunge un sesto che, pur essendosi avvicinato molto al trono di Pietro, vide la propria ascesa bloccata dalle ingerenze della politica internazionale. Scopriamo insieme chi erano questi uomini, quali sfide dovettero affrontare e quale eredità hanno lasciato.
Papa Agatone (678-681), settantanovesimo papa siciliano

Nato a Palermo intorno al 577, Agatone divenne monaco prima di essere eletto Papa. Era conosciuto per la sua straordinaria umiltà e generosità verso i poveri, qualità che gli valsero grande rispetto nella Roma dell’epoca.
Agatone, il primo dei papi siciliani nella storia, durante il suo breve pontificato, dovette confrontarsi con una delle dispute teologiche più ardue: il monotelismo, che sosteneva l’esistenza in Cristo di una sola volontà divina, negando quella umana. Il Pontefice fu determinante nel VI Concilio Ecumenico di Costantinopoli (680-681), riuscendo a far riaffermare l’ortodossia cattolica e a condannare ufficialmente l’eresia monotelita. La sua abilità diplomatica fu tale da ricevere l’ammirazione dell’imperatore bizantino Costantino IV, che lo elogiò pubblicamente come saggio mediatore.
Papa Leone II (682-683), ottantesimo vescovo di Roma

Anche Leone II nacque in Sicilia, probabilmente a Messina o Siracusa (le fonti storiche non sono univoche). Il secondo tra i papi siciliani era noto per la sua erudizione. Era infatti un eccellente latinista e raffinato traduttore. Queste doti gli permisero di migliorare i rapporti tesi tra Roma e Costantinopoli.
Durante il suo pontificato, durato poco meno di due anni, confermò le decisioni del VI Concilio Ecumenico e condannò postumamente Papa Onorio I per aver favorito con la sua ambiguità l’eresia monotelita. Leone II contribuì anche all’arricchimento della liturgia latina, introducendo nuovi inni sacri che ancora oggi risuonano nelle celebrazioni della Chiesa. Nonostante il suo regno sia stato breve, la sua figura rimase impressa nella storia come quella di un Pontefice che seppe armonizzare dottrina e cultura, fede e arte.
Papa Conone (686-687), fu il terzo tra i papi siciliani
Nato in Sicilia, forse nell’attuale Nato, in provincia di Agrigento, Conone fu scelto come Papa in un momento di profonde tensioni tra il clero romano e l’esercito bizantino di stanza in Italia. La sua elezione rappresentò un compromesso necessario per evitare nuove fratture: proveniva da un ambiente ecclesiastico bizantino, ma godeva anche della stima del clero latino.
Papa Conone, già anziano al momento dell’elezione, regnò per poco più di un anno. Nonostante ciò, si distinse per la sua integrità morale e la capacità di mantenere la pace in un contesto di grande instabilità. Anche se il suo pontificato non produsse grandi riforme, il suo ruolo di “traghettatore” fu essenziale per preparare il terreno a successori più energici.

Papa Sergio I (687-701), ottantaquattresimo pontefice

Sergio I nacque a Palermo da una famiglia di origini siriane stabilitasi in Sicilia. La sua formazione e sensibilità orientale gli permisero di muoversi con intelligenza tra Roma e Bisanzio e fu anche un uomo di grande determinazione.
Quando l’imperatore Giustiniano II cercò di imporre alla Chiesa romana le decisioni del Concilio Quinisesto (che introduceva pratiche non accettate nella tradizione latina, come il matrimonio dei preti), Papa Sergio I rifiutò categoricamente di firmare i decreti. L’imperatore, furibondo, inviò un funzionario a Roma con l’ordine di arrestarlo e deportarlo a Costantinopoli. Tuttavia, le truppe bizantine di stanza a Ravenna si opposero, salvando il Pontefice e segnando una prima affermazione dell’autonomia del papato rispetto all’autorità imperiale.
Durante il suo lungo pontificato, Sergio I introdusse anche innovazioni liturgiche importanti: tra queste, l’inserimento dell’Agnus Dei nella Messa, un canto che ancora oggi accompagna il rito eucaristico.
Papa Stefano III (752-757), novantatreesimo vescovo di Roma

Anche Stefano III era siciliano, probabilmente di Siracusa: venne eletto Papa in una fase drammatica, dopo violenti scontri tra fazioni romane. Il suo pontificato si caratterizzò per una ferma opposizione all’iconoclastia, la corrente teologica che, sostenuta dall’imperatore Costantino V, vietava il culto delle immagini sacre. Il Pontefice convocò a Roma un sinodo (il Concilio Lateranense del 769) che riaffermò con forza la legittimità delle immagini nella venerazione cristiana, riconoscendone il valore educativo e spirituale.
Inoltre, sotto il suo pontificato si rafforzò il legame tra il papato e i Franchi, un’alleanza che avrebbe cambiato il destino dell’Europa medievale.
Papa Stefano II si batté strenuamente per l’indipendenza della Chiesa romana dalle pressioni di Costantinopoli, ponendo le basi per l’autonomia politica del papato.
Il Papa siciliano mancato: Mariano Rampolla del Tindaro
A cavallo tra XIX e XX secolo, un altro siciliano fu molto vicino a indossare la tiara papale. Si tratta del cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, nato a Polizzi Generosa, in provincia di Palermo. Già segretario di Stato sotto Papa Leone XIII, era considerato il favorito al Conclave del 1903. Nonostante ciò, la sua elezione fu bloccata dal veto imposto dall’Impero Austro-Ungarico, che si opponeva alla sua politica filo-francese e ostile alle monarchie cattoliche tradizionali.

Il veto fu presentato dal cardinale polacco Jan Puzyna de Kosielsko, su ordine diretto dell’imperatore Francesco Giuseppe. Nonostante avesse il sostegno di molti cardinali, Mariano Rampolla del Tindaro dovette ritirarsi dalla corsa. Il Conclave elesse dunque Giuseppe Sarto, futuro Papa Pio X, che, indignato per l’ingerenza politica, abolì per sempre il diritto di veto. Rampolla continuò a influenzare la Curia romana, lasciando un’impronta importante nella diplomazia vaticana.