mercoledì | 15 Maggio | 2024

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Ignazio Bissoli, l’artista delle pellicce

Sono passati gli anni in cui la pelliccia vera è stata per così dire bandita dalle passerelle e dai guardaroba femminili sull’onda emotiva delle proteste degli ecologisti. Ma c’è una pelliccia per così dire riabilitata e che non è “macchiata” dal peccato originale, in quanto rivisita e rielabora i capi che le mamme o le nonne conservavano negli armadi per poi lasciarle alle giovani di famiglia. Maestro nello scucire, tagliare, accorciare, ricucire, rimodellare le vecchie pellicce destinate ad una brutta fine, a Palermo è l’artista delle pellicce per antonomasia Ignazio Bissoli. 

Alle spalle una lunga carriera partita negli anni 1970, oggi propone i suoi gioielli creati con pregiati materiali quasi tutti recuperati nello spazio di Piccola Fabrica” in discesa dei Giudici n. 7-9 a Palermo. Qui le sue creazioni fanno da contrappunto ai monili della jewerly designer Monica Greco con il marchio MOMA e alle illustrazioni da indossare  di Valentina Lo Duca. 

Siamo andati a trovarlo proprio nello spazio eclettico di Piccola Fabrica, che fa parte di ALAB Associazione Liberi Artigiani-Artisti Balarm.   

Ci può raccontare  come ha iniziato?

Vivo e lavoro a Palermo dove sono cresciuto, anche professionalmente, in realtà, le mie origini si dividono tra mamma veneta e padre siciliano. Ho iniziato giovanissimo negli anni 1970 come apprendista presso la pellicceria Cosentino. In quel periodo, andavano tantissimo le pellicce, con modelli che sono diventati sempre più voluminosi negli anni 1980-90. Il visone era uno dei capi più desiderati dalle giovani donne. Andavano anche le volpi, le marmotte con una modellistica che prediligeva  spalle enormi e svasature ampie. Il primo laboratorio l’ho aperto nel 1983 in viale Regina Margherita, poi mi sono trasferito  in via Giacomo Cusmano e quindi via Cavour, per poi approdare qui. Sono iscritto all’artigianato dal 1986. Per questo motivo, non amo definirmi, propriamente “stilista” perché le mie creazioni provengono da un’ispirazione che attinge più da un forte senso della manualità e della materialità, piuttosto che dall’idea del design legato al modello ideato preventivamente. Insomma, amo la parola “artigiano”, così retrò ma che sento assolutamente mia e nella quale mi rivedo ogni volta che qualcuno chiede come definirmi”.

Come si è evoluta la pelliccia da quando l’industria della moda l’ha messa da parte?

“C’è stato un crollo ed ora è diventato un settore di nicchia, in alcuni paesi è addirittura vietata. C’è adesso il fenomeno del  recupero della  vecchia pelliccia che abbiamo nell’armadio, da smontare e rimodellare. Da una vecchia pelliccia, che mi porta la cliente, si può ricavare per esempio una mantella o una cappa, se il materiale è buono. I modelli  che tiro fuori sono leggeri, non foderati e li può indossare anche una ragazza giovane su un paio di jeans. La cliente paga la lavorazione”. 

Che cosa realizza?

“Si possono realizzare poncho, gilet, ma anche cappotti con mix di pelli, maniche di volpe e visone, oppure bordi in cincillà, oppure match di astrakan e visone, pelo di mongolia e capra tibetana.  Creo anche con materiali acquistati ad hoc. Realizzo  mantelle di tessuto con bordi in pelliccia. Creo anche borse. I materiali possono essere vari come quel materiale che  una volta si chiamava “cavallino. Le pellicce oggi si portano anche colorate ”.

Ci parli della sua ispirazione.

Il primo ricordo legato alla moda è mia madre, il suo modo di vestire ed interpretare la moda, di scegliere i capi, gli accessori e di costruire un suo stile assolutamente personale.

Già dagli anni 1970 ero affascinato dalla moda e dal design e dalle tendenze che arrivavano dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti che si mescolavano con la creatività italiana.

In Sicilia, dove ancora la cultura del vestire era legata ad un concetto borghese molto “meridionale”, l’artigianato era simbolo di un’arte manifatturiera e sartoriale di grande pregio. Questo modo di pensare l’abito, l’idea del fatto a mano, è rimasta alla base del mio percorso professionale. La pellicceria mi permette di ottenere effetti che non è possibile realizzare con i tessuti, volumi e linee avvolgenti che evidenziano il corpo di chi indossa i miei capi.

La mia estetica è una pura armonia del contrasto, un equilibrio realizzato tra ciò che solo apparentemente non può stare bene insieme. Preferisco produrre capi dove posso accostare materiali differenti tra loro come ad esempio pelli, tessuti leggeri, damaschi, pellicce, strass, piume, stampe retrò o assolutamente moderne realizzando un effetto patchwork sia come varianti cromatiche che come diversità dei materiali”.

La sua idea di donna.

La mia musa è una donna che ama esprimersi attraverso il proprio modo di vestire, al di là dei dettami delle tendenze, che usa la moda per sentirsi se stessa e per comunicare  agli altri il suo stato d’animo.

Se mi chiedessero quali sono i miei stilisti preferiti io risponderei quelli della tradizione dell’alta moda come Valentino, Galliano, Westwood, Ferrè”.

Come è cambiato oggi il comune sentire? Sono tornate di nuovo in auge le pellicce?

“Noi pellicciai stiamo lavorando ora, piano piano anche le case di alta moda che influenzano molto la moda, stanno inserendo anche dettagli in pelliccia, le ragazze stanno pensando a farsi adattare le pellicce delle mamme. 

Non ritorneremo mai più ai fasti degli anni Ottanta, ma sicuramente adesso un mercato c’è”.  

Cosa propone come collezioni estive?

“La pelle anche scamosciata per giacche, abbigliamento e stole molto leggere, anche in patchwork di tessuti. La cliente  può chiedermi anche taglie o esigenze particolari che realizzo sul suo fisico con alcune prove. In questo spazio, sono presente in negozio per consulenze il venerdì.  

A chi vende i suoi capi?

“Vendo tantissimo ai turisti, da tutto il mondo, dall’America come dalla Norvegia. In tanti ci dicono che questo è uno dei più bei negozi visti a Palermo”.

Per il futuro?

“Mi piacerebbe realizzare un’intera collezione con un materiale innovativo che già ho avuto modo di lavorare e che è un filato fatto con plastica, molto perfomante e con una bella resistenza”. 

di Isabella Napoli

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